Algebra dei sentimenti
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Non
sono io che ringhio come un cane famelico mentre ti spappoli il cervello per
cercare di fregarmi. Non è nemmeno la tua coscienza da gattina. Dev’essere
qualcuno che s’azzoppa per le scale, non vedendo la colonna di cemento che ha
di fronte. Quell’urlo promette male. S’inciampa nelle zolle riarse del terreno.
C’è l’aratro un po’ più in là. In mezzo al vuoto rosso della zona. Il cartello
è bugiardo. Qui nessuno butta via il veleno. Costa troppo. Ci s’ammazza con la
zappa. O si è sempre vivi in questa landa d’ulivi sempre gravidi. Ne esce olio
dagli ulivi! Oro giallo come grano. Da mettere su tutto. Su un cuore morto di
mollica. Pane duro non ne ho. Accontentati di solo olio. Stavolta taci
e manda giù.
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