MATRIOSKE di Beatrice Impronta (Gammarò Editore)

Matrioske di Beatrice Impronta è una raccolta poetica di disarmante bellezza e di una delicatezza talmente violenta (mi si perdoni l’ossimoro) che i sensi del lettore vengono colpiti, quasi nell’immediato, da un’esplosione di colori, aromi, sapori.
L’autrice partorisce un’opera dall’acceso lirismo che prende le mosse da un profondo nutrimento di realtà emozionali e – lo si sente in tutta la sua forza – da un’immersione completa nella vita e nelle sue vicissitudini, foriere, queste, di stati d’animo contrastanti: gioia e dolore, piacere e pena ma mai odio. La poetessa sembra mettere al bando l’odio dal suo sentire, anche quando sarebbe facile abbandonarsi ad esso. L’amore, infatti, inteso come forza che tutto pervade, rimane il fulcro di questa esperienza poetica. Un amore a tratti smodato, sensuale, che non sente ragioni. Eros-Apollo, vincendo su Dioniso – che pur sembra dimenarsi nella sua danza in diversi componimenti – apre alla silloge in questione una finestra su scenari seducenti, forse primitivi, sicuramente liberi da convenzioni.
Quasi a dispetto della malinconica soavità che accarezza la raccolta, i versi della Impronta bucano le pagine scavando l’anima, mettendola al muro, offrendo a chi legge la più totale sincerità d’intenti in un vortice che tutto travolge. Vale davvero la pena, a questo proposito, di riportare integralmente la lirica Onde di velluto: “Calmo come il mare / liscio come il velluto / il mio sguardo si perde e si confonde / tra le onde che verranno. / Mentre le acque pullulano di pensieri suicidi / gettatisi dagli sguardi / assenti di uomini in fiamme / Anche il mare ha i suoi tormenti”. Un sapiente uso della metafora e i contrasti ricercati e mai casuali (acqua/fuoco, calma/tormento) regalano al testo una carica espressiva che non lascia indifferenti e che spinge a un confronto con la parola dell’autrice.
Una silloge colma di sorprese, che già a partire dal titolo suggerisce diversi spunti di riflessione e, come nelle opere pittoriche, molteplici tonalità d’emozione. La matrioska, quella bambola di legno al cui interno abita un numero variabile di bambole simili tra loro ma di dimensioni via via inferiori, da sempre ha suscitato le più varie sensazioni: simpatia e timore, attrazione e dubbio. Qualcosa di magico, dunque, di non scrutabile fino in fondo. Una bambola-contenitore che nasconde qualcos’altro dentro di sé. Così le parole dell’autrice, che si srotolano lungo un percorso intimo e personale, che un po’ celano e un po’ svelano, verso dopo verso, l’immenso universo interiore dell’autrice: “[…] Noi / con i  nostri deliri / Noi / che sappiamo cogliere l’attimo / dentro una goccia di pioggia / Noi / ci ritroviamo sempre / dentro al sorriso di una / lacrima d’argento” (Noi, tradotta in inglese dallo scrittore e poeta Mario Rigli).
Sospesa tra sogno e realtà, tra malinconia e impeto vitale, Matrioske si fa poesia dell’anima e del corpo e ad entrambi dona acqua di lunga vita.

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