Spazio e tempo 0.1


La riflessione sulla rappresentazione ideativa di spazio è stata condizionata, nel corso del tempo, da molteplici teorie e credenze. In particolare, le tradizioni cosmologiche, religiose e in seguito anche quelle scientifiche, hanno incrociato spesso il concetto di spazio.
Diverse religioni antiche si sono occupate della dimensione spaziale, ancor prima che quest’ultima fosse oggetto di studio filosofico. Con queste premesse, risulta ovvio che alle origini del pensiero greco (base della speculazione occidentale) la concezione preponderante è quella imperniata sulla cosmogonia mitica. Le varie correnti religiose, infatti, hanno affrontato argomenti aventi carattere di universalità dando risposte basate su narrazioni fantastiche (i miti, appunto). Tuttavia non possiamo ridurre a mere affabulazioni le conoscenze religiose rischieremmo altrimenti di trascurare una parte rilevante di studi e di ricerche. Il confine tra la filosofia delle origini e i culti religiosi è molto sottile, e nonostante già ci fosse un tentativo di interpretazione razionale della realtà, propria del metodo conoscitivo epistemologico, la contaminazione tra i due campi dello scibile rimase un dato incontestabile.
In principio la figura del sacerdote, dello scienziato e del filosofo coesistevano in un’unica persona, di conseguenza finivano per riunirsi anche i rispettivi compiti che spettavano loro. Questo ha fatto sì che la prima concezione del mondo fosse di carattere religioso, vale a dire fantastica e/o mitica.
La rappresentazione mitica della realtà deriva le sue origini da un’interpretazione del vissuto e del mondo esterno che tende ad indagare la natura e le sue leggi per mezzo del sentire percettivo istintuale. Quindi è una spiegazione a-metodica, o meglio, priva di un metodo scientifico-sperimentale. Questa cosmogonia pre-prometeica affonda le radici nello stupore e nella meraviglia dell’uomo di fronte alla “prima volta” di tutte le cose, allo sconosciuto; e porta con sé un desiderio primario di indagare e di ricercare. L’ermeneutica tratta dall’immaginario raffigura una delle strutture primitive in cui il pensiero viene a cristallizzarsi, e mediante le quali assurge alla piena coscienza di sé. È l’inizio delle teorie antropocentriche che ponevano l’uomo al centro dell’universo, e che avrebbero portato ad un ripiegamento sulle ricerche proto-filosofiche, quelle che, in ultima analisi, potevano consentire all’uomo di conoscere più a fondo la propria natura; ma non più basandosi esclusivamente sul mito, bensì sulla riflessione filosofica. La filosofia presocratica - la prima forma di riflessione non mitica – ebbe inizio da domande ultime, per certi versi semplici ma cariche di una straordinaria valenza escatologica: “Che cosa sono le cose?”; “Quale è l’origine delle cose?”. È proprio da queste argomentazioni metafisiche che cercheremo di trarre elementi utili al nostro percorso spazio-temporale.



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