Anime di vetro (seconda anteprima da "Storie scorrette" di Luna Concategi)



L’ape di Gino Annaia era di quel verde fosforescente che potevi vedere a un chilometro di distanza. Si alzava presto Gino, per andare al mercato ortofrutticolo del capoluogo. La strada che da casa sua portava a quell’inferno di grida e maleparole assomigliava a una giungla metropolitana piena di rovi e piantacce. Come ogni martedì partiva dal paese alle tre e mezzo della notte per stare lì alle quattro e un quarto. Appena lasciato il piccolo centro abitato si immetteva sulla superstrada, poi imboccava la tangenziale. E proprio in tangenziale c’era l’uscita per il mercato ortofrutticolo: un curvone a duecentoquaranta gradi, anch’esso invaso dalle erbacce e da alberelli mai potati. All’interno della grande aiuola, una piccola discarica a cielo aperto. Gino ormai non ci faceva più caso, ci si abituava a tutto, prima o poi. Ma quel martedì era diverso dagli altri. Quando Gino fece il giro del curvone, vide qualcosa di veramente raccapricciante: un braccio sporgeva dall’aiuola!

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