La scrittura di Chiara Cordella: le tante facce di Medusa



Incontriamo Chiara Cordella, giovane scrittrice salentina. Nata a Copertino, dove vive tuttora, nel 1977, è autrice di Medusa, raccolta di racconti noir, edita da Lupo Editore.

Chiara, oltre a coltivare la passione per la scrittura di racconti e romanzi, lavora anche a delle sceneggiature.

Medusa è un libro di cinque racconti che solo riduttivamente definiamo noir, perché, anche se ritroviamo molti caratteri legati al genere, sono racconti a tutto tondo.



La prima domanda che rivolgiamo a Chiara riguarda la scelta del titolo: perché Medusa?

"Ho scelto questo titolo per il primo racconto che ho scritto, pensavo che fosse l’immagine perfetta per la protagonista, a cui non ho mai dato un nome perché mi sembrava sufficiente quello. Quando poi ho dovuto scegliere il titolo per la raccolta, ho pensato che Medusa, in qualche modo, rappresentasse ognuna delle donne che avevo raccontato. Nella mitologia greca Medusa era una bellissima fanciulla che fu trasformata in un orribile mostro da Atena, un’altra donna dunque. Ciò che la rendeva unica era la capacità di pietrificare chiunque incrociasse il suo sguardo, e questo la costringeva a una vita di solitudine. Come Medusa, anche le donne che ho raccontato nel mio libro, seppur in un vissuto di apparente normalità, nascondono occhi in grado di pietrificare e distruggere".



Cosa ci puoi dire delle donne protagoniste dei tuoi racconti, sono davvero così mostruosamente affascinanti e letali?

"Sono donne normali e come tali capaci di ogni cosa. Io le trovo affascinanti. Certo, non sempre belle, ma sicuramente letali".



 Dove va a scavare l’immaginario di Chiara Cordella? E la sua scrittura?

"L’immaginario trova  fin troppi spunti nella quotidianità, in quell’apparente normalità in cui ben si mimetizza la più crudele e feroce follia. La scrittura, invece, vorrebbe sempre essere figlia dell’istinto, vorrebbe sempre avere la forza dirompente dell’acqua che infrange gli argini e scorre libera, senza costrizione alcuna. Credo che ogni storia abbia una sua natura precisa e se si vuole raccontarla al meglio bisogna spogliarsi dai pregiudizi e dai preconcetti che condizionano le nostre vite, bisogna scivolare con i protagonisti che raccontiamo nei meandri più oscuri della mente, senza annichilirsi nella ricerca di uno stile o nell’inutile tentativo di emulare autori che ammiriamo. Mi piace pensare di essere solo uno strumento attraverso il quale la natura umana si racconta senza l’ipocrisia di emettere giudizi morali. Lascio che le parole scorrano, che le storie si raccontino.  Spero di raggiungere il cuore delle cose e forse, come tutti gli scrittori o aspiranti tali, mi impegno per fermare il tempo attraverso una fotografia più o meno precisa del genere umano".



I tuoi racconti sembrano fortemente incentrati su una sorta di simbiosi tra i personaggi e i luoghi dove sono ambientate le storie, tanto che in certi passi appare impossibile scindere gli uni dagli altri: è soltanto una nostra sensazione?

"Sono le due facce della stessa medaglia. È un neonato nell’utero materno, non si può comprendere la natura dell’uno ignorando l’altro. A volte si spiega la natura di un figlio raccontando la storia del padre, così una casa è lo specchio dell’anima di una famiglia tormentata, un bar è l’unica ragione di vita di una barista e così via. Non è una sensazione questo rapporto simbiotico, è reale".



Hai qualche progetto in serbo per il futuro?

"Sto lavorando al mio primo romanzo, ma di questo è ancora prematuro parlare, spero di poter dire qualcosa in più fra qualche tempo. Al momento, l’unica certezza è che non si tratterà di un noir ma sarà comunque oscuro e malinconico. Il progetto di cui posso parlare è un film in animazione, si chiamerà Lu Rusciu ti lu Mare. Soggetto e sceneggiatura sono stati scritti a quattro mani con Antonio Mangialardo. Hermes Mangialardo curerà regia e animazione. Piero Schirinzi si occuperà delle illustrazioni, Andrea Raho dell’animazione. Sarà il primo film di questo tipo realizzato interamente nel Salento.  Noi tutti auspichiamo di riuscire a raccontare la storia di una terra diversa da quella da cartolina cui ci siamo purtroppo abituati. Il film è ambientato in un selvaggio paesaggio di fine Ottocento e narrerà di un popolo orgoglioso e indomito, di  un’amicizia che nel tempo si trasformerà in un amore grande e forte, di amicizie che con la loro forza saranno in grado di cambiare la storia. Ci saranno, inoltre, sommosse e rivolte.

È stata una bella storia da raccontare, speriamo che sia altrettanto bella da vedere".

Articolo pubblicato sul quotidiano on line "Otranto Oggi" il 27/12/2012 
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