La parola non muore

Care amiche, cari amici,
di solito mi astengo dal fare discorsi di fine anno, e dunque, per empatia collaterale, mi ritraggo anche da possibili retoriche d'inizio anno. Una cosa, però, mi sento di dirvela. Tanto per contraddirmi un po'. Questa cosa riguarda la parola. Sì, la parola e la sua forza che sfida la morte e vince. La parola che è così eterea, a tratti effimera; la parola che non rimane ma vola (se non scritta e, qualora scritta, se non bruciata). La parola che non cambia il mondo (dicono), la parola che lascia il tempo che trova. Eppure muoiono i corpi, cadono le case, crollano certezze, straripano i fiumi, si buca l'atmosfera e la parola è sempre lì. Sempre con la stessa forza-debolezza. Ché forza e debolezza si coniugano assieme. Perché non usarla allora? Perché non dire chiaro e tondo che la parola non muore, che è sempre viva e che attraversa i secoli per noi?
Ti voglio bene parola.

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