Adriana Gloria Marigo su LE CILIEGIE SOTTO IL TAVOLO di Nadia Scappini (Marietti Editore)
Nota
critica su “Le ciliegie sotto il tavolo”
di
Nadia Scappini, Marietti Editore, 2012
Libro di memoria, approdo e
fiducia, “Le ciliegie sotto il tavolo” è l’esordio di Nadia Scappini nella
narrativa, essendo l’autrice già una presenza interessante nella poesia.
La frequentazione del verso
s’insinua tra le pagine del romanzo apportando alla narrazione la delicatezza
della poesia, che accoglie il paesaggio interiore e quello esteriore nella
preziosità dei connotati dell’elegia, così che tutto quanto accade - di
drammatico, imprevisto, sottrattivo – si configura nella necessità dell’armonia
per vivere l’interezza umana nei valori più importanti e fondanti l’esistenza
stessa.
A partire dal titolo, si profila
la coscienza che oltre la densità materica delle cose e degli eventi esiste un
elemento misterioso, vitale, forte del rosso succoso del sé vero, del sé
creativo, la rubedo che sostanzia ogni stagione umana conferendole lo stupore e
l’energia degli inizi, la determinazione di quando la realtà esige volitiva
decisione per stare o andare o lasciare che la vita faccia il corso consentito.
La presenza di questo connotato
fortemente psichico conferisce a tutta la narrazione una struttura articolata,
ben organizzata, per cui i riferimenti storici, geografici, di usanze, che si
introducono entro la storia principale – storia di un incontro, di un desiderio
tenuto al caldo con la delicatezza che si offre alle cose care, di una speranza
che, se si allontana non sparisce in quanto ha forza di germoglio – costituiscono
parte integrante e non a margine del
racconto.
Nadia Scappini porta con levità
entro la narrazione i temi cari agli antichi - la casa, gli amici, la festa
religiosa e profana, lo scorrere delle stagioni, la partenza, l’arrivo, la
perdita fatale, il paesaggio, che nella sua bellezza potente o struggente
dell’ora specchia l’aura bucolica virgiliana – e costruisce un universo in cui
tutto è presente – nulla manca – con la forza dell’assertività avvalendosi
della parola colta. Parola che mai trasborda, mai è aulica, quanto invece
ricercata per esprimere nella maggiore compiutezza il senso da consegnare al
lettore, così che forma lessicale e contenuto siano uniti inscindibilmente. I
termini dialettali sono, per questo verso, satelliti che costruiscono un’orbita
gravitazionale perfetta.
Il
felice esito di “Le ciliegie sotto il tavolo”, finalista al Premio Cortina 2012
e a ottobre primo premio ex aequo con Francesca Melandri al Premio Asti
d’Appello, si
manifesta nella sembianza di “hortus
conclusus” – se non c’è l’albero, c’è
“…un rosaio rampicante rosso corallo”; se non c’è una fonte, c’è “L’irruenza
dell’acqua alla fine può levigare e dare
pace.” pag.22 – in cui, centro da cui partire per ritornare causa il “…fascino
modesto, ma intenso, quello che si avverte qui intorno” è la casa, vera dimora
sigiziale.
Nota
biobibliografica
Nadia Scappini (bagno di Romagna,
1949) vive e opera aTrento. Ha
pubblicato varie raccolte di poesia. Tra i titoli più recenti: Il ruvido mistero (Ancora, 2008) e un
saggio su preghiera e poesia E tuttavia Ti cerco (Ancora, 2008). Suoi
interventi critici, racconti e poesie sono pubblicati su diversi testi e
riviste, tra cui “ClanDestino”. Collabora inoltre con “l’Adige” e “Il
Trentino”. Le ciliegie sotto il tavolo è
il suo primo romanzo.