L'ESSENZIALE CURVATURA DEL CIELO di Adriana Gloria Marigo (La Vita Felice)
Nell'intreccio di mente e natura
Alla
ricerca di un nuovo Logos. È questa la prima idea-significante che mi è giunta
leggendo L’essenziale curvatura del cielo
di Adriana Gloria Marigo, La Vita Felice Editrice, Milano, 2012. Una
ricerca errante, mai ferma, mai doma. E minuziosa, puntuale, precisa.
Un’investigazione del pensiero e della parola dove nulla è lasciato al caso,
dove tutto sembra nascere da uno stretto rapporto tra la poetessa veneta e
l’universo spazio-temporale vivente. Versi spesso criptici, quasi iniziatici,
eppure risplendenti di luce propria: “Tutto si consuma nell’autunno, / anche
quest’alba che disincarna / il mattino devoto al richiamo dei tigli / nel
frammento di brina […]”, Tutto si consuma
nell’autunno. Un intreccio di mente e natura, di Logos e Physis, dove
l’anima poetica della Marigo pulsa in tutta la sua potenza: “Quando la materia
della luce incontra / la materia del freddo / l’erba conosce la gemmazione /
dalle oscure radici, / il contrasto apparente del rigore / verde scioglie nel
cristallo che / magnifica le linfe”, Quando
la materia della luce. C’è qualcosa di primitivo, di mai toccato
dall’essere umano nelle liriche dell’autrice, come se le parole – anche quelle
d’uso comune – assumessero in questa raccolta delle accezioni filosofiche ai
confini d’una religiosità panteistica, senza tuttavia cedere a facili amplessi
di retaggio omerico o rinascimentale: “Sei / di pietra / o di una materia
acquorea / che non gioca la vicinanza”, pag. 16, lirica senza titolo.
Un’infinita natura viva, formicolante, non solo biologico-organica ma anche
spirituale-percettiva, prende vita nelle pagine della Marigo, fino a sconfinare
in labirinti d’invocazione oracolare: “Che tutta la bellezza accada / scrivo
questa sera che sei nel solo / posto dove non sbianchi / mentre quel roseto in fiamme
del / mio pensiero brucia / la distanza […]”, Che tutta la bellezza accada. E poi il contrasto, il dispiegarsi di
schiere guerriere del pensiero: “Qui cadono tutti i vaticini. / La tua voce di
oracolo soave / s’infrange contro l’alloro. / Impera soltanto l’essenziale /
curvatura del cielo”, pag. 59, lirica senza titolo. Tutto sembra evocare
distanze siderali, spazi in cui perdersi è facile, come forse lo è il
ritrovarsi dentro un verso, un vaso di Pandora fatto d’espressioni e
allineamenti di sillabe, dittonghi, giaculatorie di Psyché ed Anemos. Senza
limiti né bordi, si è costantemente sull’orlo di quel cerchio, simbolo
dell’eterno ritorno, della fine che fine non ha mai: “Fuori dai tuoi occhi
cadono / tutte le nebbie del mondo”, Fuori
dai tuoi occhi. Torna lo spazio-spirale, croce e delizia di poeti,
alchimisti e artisti dell’ignoto, torna nei suoi infiniti giri su se stesso, a
ridivenire inizio e termine, eterna primavera che segue l’autunno, perenne
rinnovamento, sempiterna gestazione. Dopo Un
biancore lontano, Lieto Colle Edizioni e altri intensi scritti, Adriana
Gloria Marigo ci ha regalato dunque un’altra perla da aggiungere ai monili
dell’anima, un’altra opera poetica che apre le porte di mondi ad un tempo
vicini e lontani, facili da toccare eppure irraggiungibili; una raccolta di
versi dove la sacralità dell’umano si fonde con la sacralità dell’universo:
“Dai profondi giardini attraversati / giunge la tua voce”, Sei sempre accanto a me, offrendo al lettore una lettura acusmatica
della realtà poietica. Sì, che tutta la bellezza accada.
Articolo pubblicato sul numero del 4 aprile 2013 del quotidiano "Il Paese Nuovo"