Mina D'Elia su CANI ACERBI di Gianluca Conte (Musicaos:ed)
Care amiche, cari amici, vi proponiamo un bellissimo intervento di Mina D'Elia per Cani acerbi di Gianluca Conte. Buona lettura.
Si annuncia con leggerezza, quasi un fumetto in
vernacolo.
Poi comincia a scavare, a far affiorare caratteri e
personaggi di una “Scorcia” che potrebbe essere qualunque piccolo villaggio del
Sud. Non un Sud nostalgico e folkloristico! In essi si sono insinuate, e si
manifestano, le “ansie carnivore” (A. Jodorowsky) del contemporaneo, le storie
“aperte”, il giornalista precario, l’animalista fanatica… E sul gioco adulto
del contadino “che ha studiato” e del giornalista appassionato, s’aprono
scenari di inquietante realtà. I cani, imbellettati o famelici, metafora forse
di un’umanità al limite, sono i veri narratori, insieme alla vecchia Monica, di
un sud che trattiene e alimenta misteri, che si lega e miti e leggende, che
vede ancora “ombre” e sente “voci” che narrano la vicenda umana che non cambia
mai del tutto.
Un’eco verghiana fa intravvedere quei fondi – Lu
Gurgu, La Specchia Te Lu Tialu – ancora fonte di sostentamento ed orgoglio di
chi li possiede, nonostante la modernità di una “rotonda” demonizzata dalla
tecnologia.
Il dialetto quanto mai efficace, eufonico,
necessario, perché certe parole non si possono tradurre se non nella lingua che
le ha generate, dall’inizio apparentemente pieno di amenità, riflette, fino
alla fine quella filosofia, quel pensiero meridiano che, spesso, poco ha di
razionale o spiegabile ma che porta, tutto intero, il mistero del vivere qui,
dove raramente il silenzio si interrompe se non per tragedie improvvise, quelle
sì, modernissime! Come le “zoccole” di colore e le ragazzine squarciate da
istinti mai domati.
Non basta un’alluvione a giustificare l’improvviso
cambiamento, quasi un intontimento, degli abitanti: Scorcia sembra un paese per
allucinati o forse solo per gente colpita da improvvisi colpi di sole che tanto
somigliano a certi alterati stati di coscienza…
«I vecchi possono ancora sentire le cantilene della
desolazione. Delle corrente maligne, dei venti nefasti. I cani hanno capito che
noi sappiamo. I cani ci stanno preparando una brutta sorpresa, anche noi
dobbiamo prepararci».
Un invito o un monito a riflessioni ulteriori,
probabilmente è proprio da qui che occorre partire per comprendere il senso del
messaggio che l’autore sembra aver nascosto come un codice criptato.