SOTTO FALSA IDENTITÀ di Caterina Falconi (Galaad Edizioni)
Care amiche, cari amici, per le recensioni di Linea Carsica, vi proponiamo questo interessante romanzo di Caterina Falconi. Buona lettura.
Esistono
molti modi per parlare della prigionia o, per meglio dire, delle prigionie, al
plurale, perché le forme di reclusione, di privazione della libertà, possono
essere tante, diverse, ma tutte, insindacabilmente, terribili. Caterina
Falconi, nel suo romanzo Sotto falsa
identità, edito per i tipi di Galaad Edizioni (2014), lo fa in maniera
esemplare. Perché se non ci si arrende, l’essere prigionieri, di se stessi o
magari di un TSO, per quanto sia opprimente e disumano, a ben vedere, fa
bramare il proprio affrancamento, attraverso un cambiamento radicale che porta
alla liberazione. Non staremo qui a raccontarvi della trama (davvero ben
tessuta) né faremo una sorta di “excursus
storico” riguardante i personaggi, tutti ben tratteggiati e dotati, a nostro
avviso, di una potenza comunicativa che si supera nella chirurgica connettività
dell’intreccio. Tuttavia, non possiamo esimerci dal sottolineare la forza
espressiva che la Falconi raggiunge attraverso la figura di Reiko, la
protagonista, imbrigliata nella fitta matassa di un amore che ci è apparso
totalitario e totalizzante, e che la spinge a comportarsi in modo quantomeno
dubbio. Ma la forza di questa prosa, lungi dall’esaurirsi nella figura di
Reiko, si rivela, pagina dopo pagina, anche nelle altre personalità, tutt’altro
che accessorie. Ciò che viene alla luce, al di là della perizia con cui sono
disegnati i caratteri, i ruoli e le fisicità dei personaggi, è un vero e
proprio uragano emotivo, che talvolta può essere scatenato anche
dall’inorganicità e dalla asocialità dei nuovi network sociali – paradossale
verità – investiti, in questo caso, di una carica distruttiva, maligna,
psicologicamente sadica. In questa storia anche la malattia, seppur in apparenza
avente uno spazio marginale, è parte necessaria di un tutto a tratti distopico,
in cui la redenzione sembra essere molto lontana, seppur non impossibile. E
cosa può venire in aiuto dell’eroina in difficoltà se non una sana e sincera
amicizia? È proprio così: non di rado, quando tutto sembra perduto, la
vicinanza di una persona vera, amica, può aiutare a risalire il baratro in cui
si era precipitati e, finalmente, si può vedere uno spiraglio di luce. Andare
incontro al proprio destino, forse, non è solo far parte passivamente di
quell’insieme di accadimenti incontrollabili che tanto fa patire Reiko e gli
altri personaggi di Sotto falsa identità,
ma può essere un’occasione di attiva rivincita, dove la tenacia e la dignità
umana possono rimediare ai capricci del caso. Quello che ci vuole, dunque, è
avere coraggio. Che non significa porsi su un piedistallo e guardare tutti
dall’alto in basso o calpestare gli altri, ma avere la forza di non rinunciare
ai propri sogni (vero Marilena? Ma la domanda potrebbe essere rivolta a tutte le altre donne del romanzo). Già, perché crediamo di aver letto tra le
righe che quando vengono meno i sogni, proprio in quel momento, non ci sia più
possibilità di riscatto; è quando smettiamo di credere che tutto, prima o poi,
possa cambiare in meglio, che decidiamo per la nostra fine. È questo forse, al
di là dell’intenzionalità, il messaggio che si cela dietro questo intreccio di
storie: finché continuiamo a credere in noi stessi, negli altri e nel
cambiamento, tutto, ma veramente tutto, può accadere.