I COLORI DENTRO di Laura Bertolini
I colori dentro di Laura Bertolini
(Prefazione a cura di Eleonora Manca, immagine di copertina realizzata da Lorenzo Lessi)
[...] Ma non esiste un cielo
per questa emorragia
di inutili comparse.
Centronuda, p.32
Navigando
negli insidiosi mari del self-publishing, raramente – lo diciamo senza
pregiudizi – ci siamo trovati di fronte a opere pregevoli. Vi sono però,
fortunatamente, delle belle eccezioni. È il caso di Laura Bertolini, giovane
poetessa, che con la sua silloge I colori
dentro, apre ai lettori le porte di un mondo sospeso tra l’incanto e la
crudezza, la dolcezza e la violenza, intesa, quest’ultima, non come brutalità
fine a se stessa ma come primitiva forma di conoscenza del mondo. Così,
l’incipit lasciato alla prima, dirompente lirica, testimonia un processo di
granitica poiesis: «Bambina non avere paura / di venire a riprenderti le gambe
/ infilate ancora acerbe / in stivali di madre [...]», Aliénor, p.13. E se questi versi, raccolti sotto un titolo
emblematico, colpiscono al cuore senza fronzoli né inganni letterari, ma
direttamente, nell’immediatezza della lettura, il merito è tutto della
sensibilità dell’autrice, che gioca a carte scoperte, libera da qualsiasi
timore di mostrarsi al mondo così com’è: «Io sono qui, / seduta sulla mia
panchina / con la valigia aperta. / Prendete ciò che serve / dalle impronte
degli uccelli [...]», Seduta sopra ai
rami, p. 18. La cosa che colpisce di più, oltre alla potenza espressiva dei
versi, volutamente semplici, diretti, istantanei, è la vena di internazionalità
che la Bertolini – complice il suo abitare negli USA dal 2009 – ha saputo dare
alla raccolta. In I colori dentro si
respira un’aria di spazi infiniti, luoghi fisici e psichici lontani anni luce
dai rassicuranti campanili di certa poesia provinciale e autocelebrativa,
luoghi dell’anima che sembrano trovare alter ego in scritture a prima vista
lontane dalla poesia, ma – Bukowski docet – sono molto più vicini di quanto
possiamo pensare. In tal senso, abbiamo percepito delle “affinità” dell’autrice
con scrittori e scrittrici come T. J. Leroy e la sua violenza a metà strada tra
il pulp e il romantico, o come Karin Fossum, giallista scandinava capace di
creare atmosfere rarefatte e colme di tensione, pur nell’apparente semplicità
dell’ordinario. Non sembrino questi accostamenti fuori luogo o troppo
azzardati, perché si sa: quando un libro lascia il proprio autore per diventare
“cibo” del lettore, quest’ultimo ne diventa parte, fino a creare un rapporto
osmotico con esso. Forse è in questo semplice ma rarissimo passaggio che
consiste l’alchimia tra chi scrive e chi legge, quella sorta di magia che
permette a piani diversissimi di intersecarsi ed elevarsi al di sopra del
quotidiano affaccendarsi. Le liriche della Bertolini, cariche di un’elettricità
spontanea, pungolano il lettore, stimolando i suoi sensi e le sue profondità
remote: «[...] E ti seguii con passo di fanciulla / nascosta in un cunicolo che
implora / di non morire per cose come questa», Che hai trovato in me?, p. 23. Immergendosi nei versi dell’autrice,
spesso si ha l’impressione di trovarsi in situazioni agli antipodi, dicotomiche,
come se si fosse soli al cospetto del mondo o nel bel mezzo di un caos pieno di
persone, cose, eventi. Non di rado le parole della Bertolini appaiono come
parti di testi musicali, sospesi tra l’alternative rock e il post-punk: «[...]
La mia mente vive / nella piena incarnazione / adoperandosi tutta / in fantasie
di tumulto [...]», La mia mente resiste,
p. 29. Salutiamo i lettori invitandoli alla lettura di questo breve libro,
carico di energia primitiva e colmo di dolcezza bambina, qualità di chi ha
saputo conservare e coltivare, come la poetessa, un’anima sensibile, sincera e
aperta al mondo.
Laura Bertolini inizia a scrivere sin da bambina, spinta da un'urgenza espressiva che la guida instancabilmente a raccogliere le voci dello spazio, del tempo, delle vite che incrociano il suo percorso, trasformandole in poesia. Il legame antico con il mondo della natura è come un tamburo sacro che risuona e che guida Laura in un'evocazione ed è per questo che, raccontando la sua poesia, la descrive come una raccolta di voci nel mare dell'esperienza "la metamorfosi è completa, la poesia si è evoluta e l'esistenza ha fatto capriole fino a giungere dall'altra parte del mondo".
(Silvia Trovato)
Nata a Cecina, Livorno nel 1978. Vive negli Stati Uniti d'America, a Davis, dal 2009.
Pubblica le sue poesie su riviste letterarie, collabora con altri artisti e legge le sue poesie in pubblico. Nel 2007 si laurea come Assistente Sociale, presso l'Ateneo Pisano, ma non abbandona mai la sua passione per l'arte della poesia che, infatti, troverà la massima espressione dopo il suo trasferimento in America, quando la sua poesia pervaderà tutta la sua esistenza. Qui pubblica due raccolte poetiche autoprodottee, con le quali la sua poesia si esprime al meglio: Extreme Fishing, 2013. I colori dentro, 2016.
Ha pubblicato anche: "Sono un angelo dimenticato", Ed. La Palma, 1999, "Nessuna musa di cristallo", Vitale Edizioni per I quaderni di Silvia Denti 2006.