VECCHI AMICI - Racconti Horror - di Lapo Ferrarese (Galaad Edizioni)

Care amiche, cari amici, per le recensioni di Linea Carsica vi proponiamo un bellissimo viaggio nel brivido della narrativa horror. Leggere per credere. A tutte e a tutti una buona lettura.

Tra le proposte che brillano nella variegata costellazione della letteratura horror italiana, abbiamo trovato davvero interessante una raccolta di racconti fresca di stampa, si tratta di Vecchi amici di Lapo Ferrarese, pubblicata per i tipi di Gaalad Edizioni (2014). Tra il surreale e il grottesco, le  undici storie che compongono il libro spiccano per originalità e tensione, e colpiscono nel segno, donando al lettore brividi caldi e sudori freddi. D’altronde l’autore non è un novizio del genere horror, avendo alle spalle altre raccolte, tutte al cardiopalma. Andando a scavare nell’irrazionale delle nostre umane paure, Ferrarese costruisce delle trame ansiogene e cariche di suspense, giocando molto sugli atavici timori del buio, dell’ombra, dell’ignoto, del non comprensibile; timori che, tutt’altro che superati, albergano tenacemente nell’uomo di oggi. E così facendo l’autore scruta nel bambino pauroso che dorme in ciascuno di noi, e che è sempre pronto a svegliarsi. Ma la cosa che più salta all’occhio, leggendo questa raccolta, è la capacità dell’autore di restituirci quell’idea – estremamente inquietante – che l’orrore possa essere più vicino di quel pensiamo, e possa derivare da uomini, oggetti e animali che normalmente non consideriamo una minaccia. Allora il bambino che abbiamo dentro si allarma, diventa teso, fino a sprofondare in un vortice d’angoscia, e comincia a sentire il bisogno di trovare un riparo, qualsiasi cosa, purché lo protegga, magari un letto in cui infilarsi. Come scrive Stephen King: «L’essere che, sotto il letto, aspetta di afferrarmi la caviglia non è reale. Lo so. E so anche che se sto bene attento a tenere i piedi sotto le coperte, non riuscirà mai ad afferrarmi la caviglia». Creare incubi, paure, non è da tutti e, soprattutto, non è cosa da poco. Ferrarese riesce nell’intento, complici descrizioni impeccabili ed esemplari ambientazioni; il tutto sotteso da momenti ad alta tensione che invitano il lettore a prendere parte – insieme ai protagonisti – a un gioco allucinante. Sequenze al vetriolo e una buona dose di ironia, abilmente usate dall’autore, costituiscono le solide basi su cui si reggono situazioni amabilmente folli e pazzamente oscure. Figure terribili e, allo stesso tempo, amichevolmente terrorizzanti fanno la loro comparsa, accompagnando chi legge in un’avventura labirintica e gioiosamente estraniante da godersi su più piani. Non mancano poi, tra le righe, diversi spunti di riflessione sulle dimensioni spazio-temporali umane, sulla natura transeunte dell’uomo e delle sue creazioni/costruzioni, sull’insicuro barcamenarsi dell’uomo tra una presunta normalità e una malcelata follia che lo tiene sempre in bilico alla ricerca di un difficile equilibrio.
Opera dalla scrittura fluida e godibile, la nuova raccolta di Ferrarese si presenta, dunque, come una prova riuscita e di sicuro impatto, che senz’altro non deluderà le aspettative dei lettori.
 

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