Eroe dell'esistere - Il SuperOperaio di Frank Lucignolo
Tra i giovani artisti salentini che praticano la Street Art (sì,
il verbo “praticare” esplica attraverso l’arte uno dei suoi valori intrinseci),
molto attento alle questioni sociopolitiche è sicuramente Francesco Luceri, in
arte Frank Lucignolo. Già da tempo incline ai motivi reali di una altrettanto
reale società – ho ancora sotto gli occhi i tanti ritratti realizzati con la
tecnica dello stencil che riproducevano Gramsci, Guevara, De André, ma anche
Berlusconi, Bush, e vari ed eventuali rievocati con trasporto e senso civico da
un lato e tratti ironici e taglienti dall’altro – Frank Lucignolo approda alla creazione
di “superOPERAIO”, una mostra di illustrazioni realizzata con una serie di
soggetti (rappresentati, come occhieggia il titolo, in forma di supereroi stile
Marvel ed eroi giapponesi degli anni ottanta) estrapolati dal mondo operaio. Si
tratta dunque di eroi lontani dallo stereotipo romantico-guerriero tradizionale,
eppure in eterna lotta contro questo mondo che sembra premiare gli arrivisti, i
delinquenti, quelli senza scrupoli e senza coscienza. E, ovviamente, quelli che
non hanno il minimo senso civico. È bene tenere a mente, per conoscere il
substrato culturale da cui attinge questo giovane artista, che l’Italia, da un
bel po’ di anni a questa parte, ha smarrito, oltre al senso civico e quello
della solidarietà sociale, anche il senso del merito e della meritocrazia.
Dicevamo poc’anzi che vengono premiati i furbi. Qualcuno potrebbe obiettare:
anche gli idioti. Pensiamo ai vari tronisti, alle veline, agli arrampicatori
sociali che vendono aria fritta, ai finti comici, ai finti giornalisti, ai
finti in genere. Ecco, in un mondo dove una delle parole-chiave sembra essere
“finzione” (ben interpretata dalle reti nazionali con le varie “fiction”: di
tutto si può fare fiction, ergo tutto è fiction), l’arte rimane forse uno degli
ultimi baluardi dell’intelligenza e della genuinità umana. A patto, appunto,
che sia vera. Quella che apparirebbe essere una tautologia, non lo è affatto in
Italia. Men che meno al Sud. Allora, nei limiti del possibile (e perché no?
Anche dell’impossibile!) occorre tenere alta l’asticella dell’onestà, che fa
rima – e speriamo sempre lo faccia – con sincerità, semplicità e moralità (in
senso jonasiano) dell’arte. In due parole: arte vera. È proprio l’essere vero di questi personaggi
ritratti da Frank Lucignolo a rappresentare uno dei cardini di questa mostra,
il vero che si scontra contro la finzione, la simulazione, l’ipocrisia del
non-essere. Così, gli eroi/anti-eroi dell’autore, gente che si spacca di lavoro
e che deve fare i conti con un’evasione fatta di paradisi artificiali (basti
pensare ai gratta e vinci, ai videopoker, agli alcolici, alle droghe; ma anche
a quelle nuove forme di dipendenza legalizzate, quali cellulari, palmari, i-Pod,
i-Pad!), questi “eroi minori”, hanno qualcosa che gli eroi tradizionali non
hanno – lo si era già capito: l’esistenza reale, tangibile. Anche se un po’
mascherati, un po’ camuffati dall’ingegno e dall’intuizione lucignolesca – ma di
certo immersi nelle tinte forti della vita – mantengono tutto il loro essere inchiodati
al mondo quotidiano. Ed hanno il coraggio. Ché per arrivare a fine mese, di
questi tempi, di coraggio ce ne vuole eccome! Frank Lucignolo fa una scelta
coraggiosa, decidendo di interagire, attraverso la sua arte nata sulla strada
(e per la strada, occorre sottolinearlo), con questi eroi del quotidiano, forse
anche per dare una risposta all’annoso problema sollevato da Vendola, quando,
molto tristemente ricordava che “Ormai si parla di lavoro solo nelle pagine di cronaca nera”. Di
lavoro si muore. E non ci sono morti bianche ma solo nere. Ben vengano allora i
superOperai, quelli che lottano non contro mostri e scienziati pazzi ma contro
una realtà dura a morire, quella dell’illegalità, dell’insicurezza sul lavoro
(per chi un lavoro ce l’ha, ovvio!), del mercenarismo politico, dell’ottusità
civica, dell’indifferenza spietata forgiata sull’individualismo,
dell’incompetenza pagata a prezzo d’oro. Allora fatemi dire, con una certa
surrealtà tipica di questo inizio millennio: volate superOperai, volate alto.
Articolo pubblicato sul numero del 17 marzo 2013 del quotidiano "Il Paese Nuovo"