IL FIUME. VOCI DIVERSE NELL'ONDA di Teresa Poggi Salani (Manni Editore)

 


 

 

Il fiume. Voci diverse nell’onda di Teresa Poggi Salani (Manni Editore)

 

 

La pianta

un giorno muore sul suo stelo

nel suo unico punto di vista,

noi dipanando affaticati un filo

di giri lunghi lunghi e brevi

andirivieni

dietro il complicato guinzaglio.

 

p.124.

 

 

 

 

 

Se l’universo poetico – o quello che molti credono tale – riserva spesso amare delusioni, alcune volte è foriero di opere alte e significative. Così è per Il fiume. Voci diverse nell’onda di Teresa Poggi Salani, Manni Editore, 2020. Si tratta di una raccolta scritta con un linguaggio diretto, senza fingimenti né artifizi letterari e, proprio per questo, aperta a una complessità lirica ed esistenziale che indaga l’umano a fondo: «Una vita o una morte / una cosa da cui non ti liberi più.» (p. 16). La poetessa ha il dono di leggere la natura duale della nostra humanitas e di scorgere ciò che vi è in essa di atavico e sacro: «Tutto è antico, come le pietre.» (p. 65). In questo percorso lirico, il turbamento, cifra tipica del nostro esistere   del nostro sempre “stare fuori da” – non può sfuggire allo sguardo attento dell’autrice: «Se la vita ha un senso è forse solo nel non senso / o catturare un frammento d’impossibile. / Si prova.» (p. 136). Ma chi se non il poeta può tentare di “catturare l’impossibile?”. Non è forse la poesia la chiave più sublime che apre il nostro universo esistenziale? Perché i poeti? Si chiede Heidegger in Sentieri interrotti. Una possibile risposta potrebbe risiedere nel fatto che i poeti – attraverso la loro eccelsa arte poetica – sono gli unici a poter penetrare il «senso del tutto», abbracciando, al contempo, il baratro e il cielo. E proprio Heidegger, nell’opera di cui si faceva cenno poc’anzi, cita un inno, rimasto incompleto, di Hölderlin, Mnemosine, nel quale si può leggere: «...Non tutto / è ai Celesti possibile. Più presto giungono infatti / i mortali al fondo dell’abisso». La nostra fragilità, il nostro essere transeunti, le nostre passioni, a volte smodate e incontrollabili, sono ciò che gli dei, fin dai poemi omerici, ci hanno sempre invidiato. E la passione che Teresa Poggi Salani imprime ai versi arriva dritta al cuore del lettore, trafiggendolo con dardi acuminati: «Io so la spietatezza / che conti cruenti che stragi / dentro. / Dietro questo sorridere.» (p. 149). Il Vero e l’Apparenza, queste due perenni dimensioni da cui i poeti attingono a piene mani, e lo svelamento, l’alētheia, cui solo la Poesia forse può aspirare, sembrano attraversare l’intera raccolta in questione, donando al lettore quella sensazione di trovarsi di fronte a qualcosa di compiutamente lirico, che arriva fin nel profondo dell’anima, per donarle attimi d’eterno.

Lettura molto consigliata. 

 

Info: https://www.mannieditori.it/libro/il-fiume

 

 

 

 

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