CAFE’ DES ARTISTES di Angela Leucci (Lupo Editore, collana MINI)


Se in questa landa estrema chiamata Salento, assolata e arida, dove imperano la pizzica e il reggae, e dove tutto sembra ruotare attorno a queste premesse geofisiche e culturali (anche certa letteratura) possa giungere una ventata d’aria fresca proveniente d’Oltremanica o magari d’oltre Atlantico è sicuramente difficile dirlo, ma Café Des Artistes di Angela Leucci fa sperare per il meglio.
L’opera in questione, una raccolta di racconti noir – neri che più neri non si può, ma muniti di un’ironia tagliente e tanti tocchi di surrealismo – accompagna il lettore (delle volte strattonandolo) in un viaggio inquietante e distorto, dove niente, o quasi, è come sembra. D’altronde l’autrice, figura anch’essa eclettica e poliedrica per suo stesso dire, partorisce un ensemble narrativo davvero originale sia per ciò che concerne personaggi e ambientazione sia per lo stile letterario. Si fa fatica a pensare che Café Des Artistes sia il frutto di una penna salentina: appena aperto il libro una prosa a metà strada tra un film di Lynch e uno di Tarantino aggredisce il lettore, che non può fare a meno di rimanere soggiogato dallo spumeggiare di verbi, citazioni, nomi, azioni. Sono proprio i nomi, alcuni estremamente suggestivi – uno su tutti: Michele Lamorte, ma anche Alessandro Manzoni – a iniziare chi legge ad un percorso in direzione di un mondo ai confini della realtà, pur rimanendo, nelle storie narrate, un senso di possibilità, di eventualità contingente che rende il tutto più ansiogeno. In questo senso vale la pena di ricordare che nella società umana tutto può accadere, anche ciò che potrebbe apparire altamente improbabile o addirittura impossibile. Il libro della Leucci, nel primo (e più lungo) racconto, o romanzo breve (a voi la scelta) che dà il titolo alla raccolta, prende le mosse da un locale ambiguo di un altrettanto ambiguo paese della provincia salentina. Il suddetto locale, lungi dall’essere il ritrovo più “in” della zona – così nell’immaginario del proprietario, prima dell’apertura – si rivela ben presto un porto di mare, dove confluiscono le più disparate/disperate personalità e dove, come nella migliore tradizione nera, avvengono fatti delittuosi. Spetterà ad una bionda combattuta e incessantemente in balia di pensieri grevi venire a capo delle intricate faccende. Personaggio non facile, nervoso, teso, la detective all’occorrenza sa donare momenti di dolcezza inaspettata e stupire il lettore sotto diversi aspetti. Ma la raccolta, che contiene ben venti racconti, non si esaurisce con le imprese poliziesche della fascinosa argentina (sì, avete capito bene: la detective è sudamericana), si addentra invece nei meandri bui della psiche umana, dove tutto è possibile, mettendo in luce anomalie e perversioni, stati mentali e fisici degni dei migliori incubi mai concepiti. Insomma: una fresca coltre di oscurità che ricopre il lettore col suo manto, senza soffocarlo del tutto, lasciandogli la possibilità di sbirciare da un buco adrenalinico le buie avventure dei protagonisti.
Due chicche sono poi i racconti scritti a quattro mani con Paolo Merenda, giornalista e scrittore dalla maniacale precisione e ricercatezza. Niente è lasciato al caso, tutto ruota attorno alla capacità dei due autori di fondere insieme il proprio sentire e le proprie tecniche, con un risultato veramente intrigante. Ultimo punto, ma non meno importante, le numerose citazioni che l’autrice dissemina nella raccolta, molte delle quali di originalità e acutezza notevoli. Se qualcuno avesse ancora dei dubbi è tempo di metterli da parte: anche il Salento ha il suo lato oscuro, perlomeno in letteratura.




Post più popolari