ADRIANA GLORIA MARIGO per "Nietzsche. Contro la modernità" di Gianluca Conte


Nota a Nietzsche – Contro la modernità  di Gianluca Conte, Catartica Edizioni, 2018


Una delle epigrafi che Gianluca Conte pone in apertura della sua ultima opera Nietzsche – Contro la modernità, Catartica Edizioni, 2018 così è espressa: Alle studentesse e agli studenti / Alle ragazze e ai ragazzi che amano il pensiero, le idee, la ricerca, la conoscenza. Si evince dunque non solo l’intenzione dell’Autore, ma anche il suo intelletto che si struttura nei caratteri della ratio, si rivolge alla ricerca e contemporaneamente ai modi della relazione che s’intesse di partecipazione, responsabilità, oblatività: è la particolare forma di umanità essenziale per essere docente, per coniugare la specifica disciplina della materia d’insegnamento con la facoltà di comunicare efficacemente con chi è nella posizione di apprendere. Da questi elementi nasce il libretto snello che, in una prosa piana, comprensibile – dono di chi ha metabolizzato il pensiero vertiginoso di Nietzsche – presenta concetti complessi, oscuri, difficili da rendere, se non attraverso il setaccio della visione profonda che si alimenta del pensiero immaginale che legge il simbolico, traduce filologicamente la complessità delle immagini nietzschiane e le trasferisce in un repertorio fluido afferrabile avente il vantaggio di far cogliere l’altezza valoriale di ciò che è inattuale, ritenuto inaccessibile e che invece è lo squarcio nella deformità dell’esistente, la voce profonda del tempo, la dichiarazione della blandizie, della cortina dell’ombra nelle interconnessioni dei piani della realtà.
Ciò che a Gianluca Conte interessa porre in luce nell’Introduzione, nei capitoli La crisi della modernità, La malattia dell’Europa moderna e la cura, infine nell’Appendice che compongono il libro, è il tema della modernità nei gangli della crisi che investe le strutture portanti la società quale diretta conseguenza di un pensiero asserragliato nel «manicomio delle idee moderne», attuale ora come negli anni del filosofo tedesco per il quale «Le nostre istituzioni non servono più a nulla: su questo si è tutti d’accordo. Tuttavia ciò non dipende da esse, bensì da noi. Da quando abbiamo perduto tutti gli istinti, da cui si sviluppano le istituzioni, andiamo perdendo le istituzioni in generale, perché noi non serviamo più a esse. La democrazia è stata in ogni tempo la forma di declino della forza organizzatrice [...]. L’intero Occidente non ha più questi istinti da cui crescono istituzioni, da cui cresce un avvenire.». Questo passaggio esaustivo sulla décadence di tutto quanto riguarda i valori, introduce il problema della morale e del risentimento cui essa è strettamente connessa, poiché «Il contenuto della nostra coscienza è tutto ciò che negli anni dell’infanzia ci veniva regolarmente richiesto senza un motivo da persone che veneravamo o temevamo.»
I passaggi qui citati sono anche chiarificatori della modalità di analisi dell’Autore: manifestano il carattere ermeneutico nella sua formula di “far comprendere”, ovvero di tradurre ciò che di un testo antico è oscuro per complessità anche al lettore di oggi. Tutto questo trova una coniugazione sul versante del pensiero immaginale per il quale Gianluca Conte ha pubblicato nel 2015 il piccolo saggio Il pensiero metacreativo ad alta concentrazione di indagine sul tema della immaginazione creativa «per muovere alla riscoperta del pensiero intuitivo, dell’aspetto prelogico del nostro universo/multiverso, delle forme originarie ed elementali della creatività e dell’arte».
Ora, a proposito di Nietzsche – Contro la modernità, c’è da osservare che, accanto allo sposalizio di ermeneutica e pensiero immaginale – vera e propria investitura di Hermes – sul libro insiste un altro elemento rilevante e che si può riferire al concetto di “antropologia letteraria”, giacché il saggio scritto con lo sguardo rivolto a chi ascolta la seduzione della conoscenza, da riscontro a quanto Renata Gambino ha espresso con « Il testo diviene il luogo in cui la ricerca scientifica e il media letterario si uniscono creativamente, poiché il mezzo letterario, grazie alla sua capacità rappresentativa, si presta in maniera esemplare ad un’analisi delle caratteristiche umane e ad una riflessione sulla natura umana e sui cambiamenti intervenuti nel corso del tempo, trasponendo il risultato della ricerca antropologica entro quella che è stata definita la metafora viva del testo (Ricoeur, 1975)» e, più avanti, con «La letteratura rappresenterebbe, dunque, una forma di antropologia estensiva, in quanto fornisce all’uomo, attraverso la creazione di un mondo virtuale (Phantasmatische Figurationen) uno strumento utile a verificare i possibili rapporti, che di volta in volta si vengono a creare tra l’uomo e il mondo circostante. [...]. Questo processo metterebbe in luce la condizione umana e contemporaneamente indurrebbe a una variazione nella percezione del reale da parte del soggetto, con conseguenze dirette sulla vita del singolo. La capacità immaginativa sarebbe, secondo Iser, non soltanto in grado di creare mondi alternativi, sia in senso sincronico che diacronico, ma permetterebbe di canalizzare nel quotidiano la quantità di fantasia necessaria, affinché abbia luogo lo sviluppo culturale».




Adriana Gloria Marigo

Luino, 24 giugno 2019


Adriana Gloria Marigo vive tra Padova e Luino. Dopo gli studi universitari in pedagogia a indirizzo filosofico, ha insegnato nella scuola primaria. Attualmente cura la presentazione di libri, collabora con associazioni e riviste culturali con interventi critici secondo una visione letterario-psicoanalitica. È responsabile per la rivista di cultura internazionale Samgha della rubrica di poesia “Porto sepolto” e curatrice della collana di poesia di Caosfera Edizioni di Vicenza.
Ha pubblicato Minimalia, Campanotto Editore, 2017 Senza il mio nome, Campanotto Editore, 2015, Un biancore lontano – LietoColle, 2009 e L’essenziale curvatura del cielo – La Vita Felice, 2012, Imperma-nenza, plaquette per le edizioni Pulcino Elefante, 2015.
Predilige la diffusione della poesia in una dimensione multidisciplinare e all’interno di altre espressioni artistiche, quali pittura e fotografia: a giugno 2014 ha presentato a Castelfranco Veneto il lavoro poetico Della natura nostra sulle fotografie di viaggio di Imaire De Poli nell’evento “Di Terra e Arte” del Centro di Ricerca Artistica Immaginario Sonoro.




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