LAPIDARIUM di Flaminia Cruciani (puntoacapo Editrice)
Lapidarium
di Flaminia Cruciani (puntoacapo Editrice)
La semplicità è difficile.
p. 8
A quale Oriente dovrò domandare una
tregua?
A quale asse di terra potrò domandare una
A quale asse di terra potrò domandare una
tregua? Una tregua che limiti il
senso del nulla.
Io che ho braccia di polvere.
p.36
«La realtà è un’allucinazione condivisa»
(p.7). Potrebbe bastare questo fulminante incipit, questa brevissima e temibile
isagoge, per costruire un intero edificio filosofico-letterario su Lapidarium di Flaminia Cruciani, puntoacapo
Editrice, 2015. Sospeso tra lo status dell’aforisma e quello della prosa
poetica, il libello della Cruciani affonda stilettate di sana e corrosiva ironia
nel ventre molle dell’uomo d’oggi, coadiuvato da un’attenta analisi/sintesi di
questa nostra contingente condizione antropica, pregna di un fiacco,
invertebrato individualismo sociale. Se per un pensatore imprescindibile come
Schopenhauer il mondo non era nient’altro che una rappresentazione e il noumeno
kantiano, la “cosa in sé”, diventava l’inconsapevole, eterna, unica e cieca
volontà di vivere, avvolgendo di un pessimismo pressoché irriducibile l’umana
stirpe in saecula saeculorum, l’“allucinazione
condivisa” della Cruciani cerca di squarciare la grande illusione, l’infinito,
sterminato velo di Maya rappresentato
dal nostro sonno della ragione. Le parole-rasoi cruciane sembrano indicare un
sentiero di liberazione dalle convenzioni, dai convincimenti comuni e
allineati, infine dal non-pensiero post industriale e post boom economico, che ci
vorrebbe omologati, seriali: «Con quelli che si sentono sbagliati voglio
stare, bere, mangiare con loro» (p.9). Così, se le vie della salvezza
schopenhaueriane erano l’arte, la morale e l’ascesi, l’autrice sembra suggerire
una via forse più facile da individuare ma molto difficile da percorrere,
quella del risveglio, soprattutto in senso intellettuale: «Lasciami far parte
delle disubbidienze, delle cose fatte per voglia fuori dai cordami, delle amate
trasgressioni. Attesa, come una stella cadente» (p.13). Ed è proprio in quelle
“cose fatte per voglia fuori dai cordami” che ha sede, a nostro avviso, l’issue
del frangente temporale odierno, in cui la stragrande maggioranza dei pensieri
e delle azioni è eterodiretta o quantomeno condizionata. Già Marcuse, molti anni
orsono, metteva in guardia dai bisogni indotti e ingannatori, creati a tavolino
al solo scopo di schiavizzare l’uomo, di renderlo succube di quel superfluo che
per Pasolini rendeva superflua la vita. Prima di loro Marx aveva individuato,
sulla scia di Feuerbach, il processo di alienazione – l’estraniarsi della coscienza
e dell’uomo da sé – e la dipendenza dell’individuo da quell’aura di misticismo
che circondava gli oggetti, i prodotti (feticismo delle merci): cose che l’uomo
pur producendo febbrilmente, in realtà non possedeva. Il medium cruciano, lo psicopompo che funge da soggetto/oggetto di una
trasmigrazione dalla reificazione dell’umano alla Poesia, dal torpore al
risveglio, è la parola, entità generante, donatrice di vita e, per certi versi,
preziosa panacea: «Le parole curano, sono miracolose, creano» (p. 10). Ma in un
mondo doppio, equivoco, dove lo spettro dell’apparenza è sempre in agguato,
anche le parole possono rivelarsi bugiarde «A volte le parole suonano vuote
come monete false» (p. 20). È questo il contrasto dell’ambivalenza insito in
ogni essere, in ogni organismo, anche nella più elementare particella
dell’universo. Tuttavia, nonostante la causticità e le bordate impietose indirizzate
ai tanti buffoni di corte, l’autrice non declina il
suo sentire nella mera invettiva ma, stigmatizzando l’unidimensionalità
dell’individuo, sembra teorizzare una nuova Philía,
riservata ai soggetti che si riconoscono nella differenza, nella lateralità:
«Prendere una direzione significa guardare un punto immaginario in cui non
arrivare mai» (p. 14); «Se ci mettiamo in ascolto l’invisibile ha molte cose da
dirci» (p. 17) e ancora: «La vita ricomincia da capo in ogni istante» (p. 43). Le
parole della Cruciani, dense di suggestioni psico-foniche, appaiono verba dai richiami rizomatici, che a
tratti ci ricordano il tentativo di rovesciamento dell’espressione dicotomica
universale dell’“Io-Altro” deleuziano, compongono uno zodiaco di segni topici, di
parole solide: làpis è, ad un tempo, pietra
e matrice del segno e, in quanto tale, dinamicamente dura. Lapidarium è un vortice poetico, una spirale di “stelle danzanti” che
sembra opporsi a tutto ciò che Nietzsche apostrofava come décadent, come l’immobilismo e il fatalismo dell’uomo
contemporaneo: «Le cose accadono se noi le strappiamo al destino» (p. 48).
Gianluca Conte
Flaminia
Cruciani
Nata
a Roma nel 1971, si ė laureata in Archeologia
e storia dell'arte del Vicino Oriente antico, presso Sapienza Università di Roma sotto la guida del Prof. Matthiae. Ha
poi conseguito il titolo di Dottore di Ricerca in Archeologia Orientale nella stessa università per poi perfezionare
i suoi studi con un Master di II livello in “Architettura per l'Archeologia -
Archeologia per l'Architettura” per la valorizzazione del patrimonio culturale.
Per lunghi anni ha partecipato alle annuali campagne di scavo in Siria, in
qualità di membro della "Missione archeologica italiana a Ebla". Ha
poi conseguito una seconda laurea in “Storia dell’arte”. Presso la stessa università
tiene annualmente corsi sul rapporto tra l'iconografia e il testo nella
tradizione mesopotamica. Si è specializzata inoltre in Discipline Analogiche,
attraverso lo studio dell’Ipnosi Dinamica, della Comunicazione Analogica non
Verbale e della Filosofia Analogica, conseguendo il titolo di Analogista, una professione
di aiuto per la lettura e la decodifica delle dinamiche emozionali profonde. Da
diversi anni è operatore certificato di Psych-K. Ha inoltre inventato il “Noli
me tangere®”, uno strumento fondato sul potere evocativo delle immagini in
grado di favorire il processo di individuazione della persona. Nel 2008 ha
pubblicato Sorso di Notte Potabile,
ed. LietoColle. Del 2008 è Dentro,
Edizioni Pulcinoelefante. Nel 2013 ha pubblicato Frammenti, Edizioni Pulcinoelefante. Nel 2015 ha pubblicato Lapidarium, ed. Puntoacapo, con la
prefazione di Tomaso Kemeny. Di prossima pubblicazione, per i tipi di
Campanotto Editore, è “Semiotica del male”. Suoi testi letterari sono presenti
in numerose antologie, fra cui la recente 42
voci per la pace, ed. Nomos. È stata selezionata fra i giovani poeti
italiani contemporanei per il Bombardeo de Poemas sobre Milán, opera
del collettivo cileno Casagrande. Ha
aderito al movimento mitomodernista, è tra i fondatori e gli ideatori del Grand Tour Poetico e della Freccia della Poesia.