SEMPRE VERSO ITACA di Bianca Sorrentino (Stilo Editrice)


Sempre verso Itaca. itinerari tra mito e riletture contemporanee di Bianca Sorrentino (Stilo Editrice)





«Esistono partenze a lungo vagheggiate, altre imposte

da un Fato inappellabile; così pure ritorni rimandati

per scelta, altri sospirati e forse mai davvero compiuti».

(p. 27)



Questo libro di Bianca Sorrentino, che attraverso la rilettura del mito ci propone un’esperienza straordinaria, è di una rara preziosità, poiché rappresenta non solo una sorta di mappa d’orientamento letterario per il viaggio più difficile, altalenante ed entusiasmante di tutti – la nostra stessa esistenza – ma anche perché offre un’infinità di spunti di riflessione e di itinerari da seguire, a partire dai classici greci e latini fino ai poeti e agli scrittori contemporanei. Diviso in otto sezioni e arricchito dalla prefazione di Francesco Paolo Del Re e dalla postfazione di Claudio Schiano, il presente saggio è scritto con uno stile coinvolgente e fresco, ed ha la capacità – per nulla scontata – di rendere immensamente desiderabili i voli pindarici e le cadute rovinose contenuti nelle grandi opere letterarie, teatrali, artistiche di tutti i tempi. Difatti, all’interno di questo scrigno sono presenti numerosi riferimenti non solo alla letteratura, alla poesia e al teatro ma anche alle arti visive. Basti pensare a Twombly, che compare come un nume tutelare, e poi Van Gogh, Munch, Schiele, Kahlo, Bernini, etc. La Sorrentino si misura, egregiamente, con figure immortali della cultura di ogni epoca e luogo; moltissimi i nomi che compaiono, a vario titolo, nel suo eccezionale cammino, citiamo, in ordine sparso e non cronologico: Saba, Ungaretti, Caproni, Virgilio, Omero, Foscolo, Leopardi, Gide, Pascoli, Calvino, e tanti, tantissimi altri. Vi sono poi dei nomi non conosciuti come i summenzionati, eppure altrettanto validi sotto il profilo umano e artistico. Lasciando al lettore la gioia della loro scoperta, sottolineiamo la portata di stimoli che ci regala questo testo, dove temi eterni e sempre attuali, come l’amore, l’odio, il proibito, il dolore, la legge, la giustizia, il bene, il male, spaziano in tutte le direzioni del possibile.

Scrive l’autrice:

Sono molteplici le domande senza tempo che scuotono la coscienza e arrovellano i pensieri, ma tutte possono essere ricondotte a un unico, sonante quesito: «Perché?». Perché l’avvicendarsi ciclico delle stagioni? Perché il conflitto? Perché la fine? (p. 17).

Sono interrogativi pregnanti, immortali, cui è stato sempre difficilissimo tentare di dare delle risposte. Tuttavia, Bianca Sorrentino, nel suo Sempre verso Itaca, ci ricorda che l’essere umano non si è tirato indietro davanti ai «Perché» che continuano a crucciarlo fin dall’alba dei tempi, affrontando, in un modo o nell’altro, i pungoli dell’esistenza. Così, quell’essere transeunte, debole al cospetto degli animali selvaggi e degli elementi naturali, destinato a un inevitabile disfacimento, ha sfidato gli dei, la sorte, il fato, la morte, l’ingiustizia, e di tutto ciò ha fatto poesia, letteratura, arte. Perfino del dolore ha fatto “buon uso”, poiché – anche qui è magistrale la lezione suggerita dall’autrice – proprio questo stato di sofferenza può essere tradotto in conoscenza e insegnamento.

Anzi, il dolore è “necessario” alla conoscenza, anche quando «indicibile», come nel caso di Enea:

Quando egli giunge insieme ai suoi compagni sulle coste libiche, Didone, la regina di Cartagine, decide di accogliere gli esuli, dal momento che, non ignara del male, ha imparato a soccorrere i miseri: la sofferenza le ha insegnato la magnanimità. Alla donna che gli chiede di narrare le sventure che per tanto tempo l’hanno obbligato a vagare, l’ospite replica: «Un indicibile dolore, regina, mi costringi a rinnovare» (p. 47).

Non è difficile scorgere i legami che tengono stretti i classici antichi, moderni e contemporanei alle nostre odierne vicissitudini; le beatitudini e le sofferenze dell’umano cambiano negli attributi ma non nella sostanza: amiamo, soffriamo, impariamo, offriamo, neghiamo, facciamo del male e del bene come abbiamo sempre fatto. Ecco, allora, che il dono di Bianca Sorrentino è davvero prezioso, perché, come scrive Francesco Paolo Del Re nella prefazione: «Un libro merita di essere letto e riletto quando riesce a parlare di noi» (p. 9) e il libro in questione parla di noi come pochi altri. In ultimo, è interessante evidenziare la particolarità dei richiami tra l’ultima parola di ogni sezione e il titolo dell’argomento di quella successiva, come se si trattasse della percorrenza di stazioni ferroviarie o tappe di un percorso sospeso tra reale e immaginifico ma con lo sguardo e il cuore rivolti sempre verso Itaca.

Lettura consigliatissima.

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