TI SEGUII PER LE ROTTE di Marcello Buttazzo (I Quaderni del Bardo)
Ti seguii per le rotte di Marcello Buttazzo (I Quaderni del Bardo)
Abramo
e il suo carretto
di umile mercanzia.
T’incontro in piazza,
amico caro,
Cristo nero,
venuto dal Senegal
a donare
gentilezza e tenerezza
Marcello Buttazzo, Ti seguii per le rotte, XIV,
p. 41
Se poi volete fermarvi
nel mio regno, sappiate che questa nuova città
è vostra: tirate a secco le navi, non farò
nessuna differenza tra Punici e Troiani.
Virgilio, Eneide, Libro I, vv. 665-669
Tornare
a parlare della Poesia di Marcello Buttazzo è per noi di Linea Carsica un
piacere immenso, poiché, come più volte ribadito in questa sede, teniamo in
grande considerazione il poeta salentino, uno dei pochi lirici viventi, e ne
seguiamo con interesse il percorso poetico e l’evoluzione esegetico-linguistica.
Nella presente raccolta, Ti seguii per le rotte, I Quaderni del Bardo,
2024, Buttazzo apre a nuovi orizzonti significativi, facendosi prossimo agli
ultimi del mondo, che divengono, assieme alla Musa e all’Amore, il centro dell’universo
poetico buttazziano. L’occhio e il cuore dell’autore incontrano la tragedia dei
migranti, che rappresenta l’ethos e il pathos di una profonda sensibilità
umana: «Il mare / è una bara di ghiaccio / dalle creste verdine. / Non c’è sole
/ che arrida / se non scende nel petto / un dolce fulgore d’estate. [V, L’approdo
(Porto Cesareo), martedì 27 giugno 2023, p. 27]. Ecco, questi pochi frammenti condensano
la cifra del nostro tempo, che è sospeso in uno spazio manicheo. Il dramma di chi
parte da terre martoriate e il duale senso dell’uomo occidentale: respingere,
odiare, aver paura oppure accogliere e donare. Il mare allora è luogo fisico e
metafora del viaggio, ricordato dal titolo di questa silloge attraverso il riferimento alle rotte, così come il sole
è il sýmbolon della luce e del calore umano, l’«estate» dei muretti a
secco e della controra e quella dell’anima, che deve farsi «fulgore» e
illuminare le coscienze. Così Buttazzo mette a nudo il suo cuore, il suo intimo
incedere col mondo, e con infinita dolcezza rammenta al lettore che tutto ha un
suo doppio, che il Bene e il Male sono a volte confidenti: «Navigare / nei mari
adamantini. / Quest’acqua, madre primigenia, d’eternità». [VII, L’approdo
(Porto Cesareo), venerdì 4 agosto 2023, p. 31]. Nondimeno, l’acqua, la «madre
primigenia» [ibid.] di milese partitura, l’«utero» (IV, p. 25) può
essere matrigna, ma solo se è l’uomo a permetterglielo. Dal basso può partire il
fuoco, l’antico pýr che dal di dentro scalda gli esseri, formando quel
legame meraviglioso che è l’amicizia: «Io e Giuseppe / salutiamo / i nostri
amici migranti. / È viva / quest’umanità errante, / è fraterna. È modesta quest’umanità
silente». [ibidem]. Bene, Buttazzo ci dice che la Philìa è
superiore all’Hybris, che il sentimento d’amore che unisce l’umanità avrà
sempre l’ultima parola sulla tracotanza e sull’odio. Il poeta è un animo
gentile, ma non per questo cieco davanti alle nefandezze che, quotidianamente,
una parte del mondo perpetra ai danni di un’altra. Il divario nord-sud del pianeta
continua a restituirci frutti marci, così, se i governanti, i «professionisti
della politica» (IV, p. 26), hanno gli occhi bendati e gli orecchi sordi,
la resistenza poetica è un atto di sopravvivenza dell’umano al cospetto del
disumano. L’autore ritiene, vivaddio, che ci possa essere una corrispondenza
effettuale, concreta, tra ideale e reale, cosicché ciò che spesso viene
additato come un pensiero ingenuo e utopico, è il corroborante che ci permette di tessere nuove
maglie d’amore, compassione (nel senso originario di compatire-patire insieme)
e solidarietà: «L’ideale e il reale / sono cibo / da mangiare / tutti assieme /
nei banchetti ordinari». (XI, p. 36). In Ti seguii per le rotte, appare
un Buttazzo a tratti inedito, indomito, che insorge contro le ingiustizie e i
misfatti, pur mantenendo la sua vena lirica e il suo stile delicato e ricercato,
che ritroviamo nella volontà di accogliere il prossimo, di mantenere viva la
speranza di una fratellanza universale, ancora pensabile nonostante i nostri mala
tempora; nella presenza di figure care cui sono dedicate alcune delle
liriche più belle e sentite, e ancora, nella dedizione ai luoghi natii, alle
piccole immense cose che, quasi sommessamente, rendono le nostre vite migliori:
«San Vito / si veste di rosso. / Sventolano / le bandiere / della libertà». [XLI,
Cambio delle bandiere di San Vito (Lequile, martedì 11 aprile 2023), p. 80].
Ecco, vogliamo lasciarvi con questa immagine autentica e incredibilmente forte
nella sua immediatezza: le «bandiere della libertà» agitate dal vento. Cos’è la
Poesia se non libertà?
L’ideale e il reale (p. 36)