UN GALLONE DI KEROSENE di Henry Ariemma (Transeuropa Edizioni)


Un gallone di kerosene di Henry Ariemma (Transeuropa Edizioni)


«L’inizio è di terra
ora spazio non lastricato
nelle linee, quadrato
rimasto foglie e radici [...]».
(p. 25)


Il poeta di cui vi voglio parlare oggi, con molto piacere, è Henry Ariemma, nato a Los Angeles nel 1971. Trasferitosi a Roma, dove vive tuttora, degli States, con buona evidenza, ha conservato tracce indelebili e presenti, in maniera pregnante, nella sua scrittura. La raccolta in questione, Un gallone di kerosene, Transeuropa Edizioni, 2019, rimanda infatti, già dal titolo, alle sconfinate lande d’oltre oceano, con dei versi diretti, forti, onesti, nudi: «Parola di sacrificio / per ogni dove, congela / amori nella casa della lingua [...]» (p.7). Questa prima lirica sospesa, insieme alla successiva, in una sorta di proemio che apre le seguenti sezioni – rispettivamente intitolate Amico, Desinenze, Mancati noi, Nature – è un incipit che fa intendere subito la cifra dell’autore, densa di vita vissuta, di quotidianità concreta e che tuttavia abbraccia questioni senza spazio e senza tempo: «[...] E sorridevi raccontando / dei mirtilli sui binari / che non si possono prendere / e si perdono alle nostre / sacche golose, ubriache / di questa vita a tratti / intuita davanti al riflesso / del ferro divelto nella porta [...]» (p.13). In un’alternanza di liriche brevi e lunghe prose poetiche, Ariemma ci restituisce universi presenti tra il reale e l’inconscio, con una musicalità ibridata, rock, wave, beatnik, quest’ultimo riferimento da non intendere come un tributo alla cultura beat “ufficiale”, ma come un’attitudine al flusso di coscienza sincero, quello che ti racconta raccontandosi: «Ti scava dentro / fino a che non nasce / fiore ritroso al sole / per un noi [...]». (p.15). L’amico e l’amicizia sembrano essere, nei luoghi poetici di Ariemma, molto di più di un confidente e di un buon sentimento. Qui i due termini aprono scenari di inimmaginabili scandagli dell’umano, dove individuale e sociale, sfera privata e pensiero di comunità si intrecciano sottilmente. D’altronde, se fare poesia, come diceva qualcuno, è anche (sempre?) un “atto politico”, un “atto di resistenza”, le parole dell’autore divengono slanci di sana tensione, di complicità tra esseri umani che condividono – volenti o nolenti – il loro stare al mondo: «Sulla vernice a mezza parete della scuola / hai chiarito: allora come si nasce?... / “L’unione di uomo e donna... Certo è così amico mio” / Parole di padre le tue...» (p.21). Leggere la raccolta di Ariemma è stato un dono particolare in questo periodo di clausura forzata, poiché il respiro internazionale della sua scrittura, mi ha portato immediatamente a incontrare mondi altri, a percorrere larghe e lunghe strade, calde e polverose, a innescare infinite serie di rimandi a musiche, canzoni, letterature. La magia degli autori forti è proprio questa, essere capaci di donare al lettore delle chiavi che aprono la mente, lasciando la libertà di usufruire, come meglio si crede del libro. Leggendo Ariemma, dunque, ho pensato alle sconfinate vie della California (non solo per via dei natali dell’autore), alle stazioni di rifornimento perse in chilometri di nulla, ma anche alle città, alle periferie, all’amico, all’amicizia, all’amore, al bene, al male. Ho pensato a delle suggestioni che mi sono arrivate – e che probabilmente erano lontanissime dalla volontà dell’autore – come quelle legate a certi brani dei The Clash, che mi sono sopraggiunti, per incanto, leggendo dei versi di questa raccolta. Non è meraviglioso l’effetto che può avere una scrittura sulle nostre menti, sulle nostre emozioni? Ecco, quando ci troviamo di fronte a una scrittura che in maniera originale e, soprattutto, senza artifizi retorici, ci offre di andare, correre, attraversare, volare, dobbiamo sentirci fortunati, poiché questa è vita, vita amplificata all’ennesima potenza: «Tu investi tutto al tuo sentire / per una parola: “intensità”, / dici che è come un urlo trattenuto questo amore, / sul punto di esplodere gelosie mal controllate / per piangere e capire tutto» (p.39).

Lettura consigliata.

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