DI ALBE E DI OCCASI di Grazia Procino (Macabor)


 

 

Di albe e di occasi di Grazia Procino (Macabor)

 

 

Verso sera mi esercito

a ricordare il succo della giornata,

cosa avrei potuto rispondere,

come avrei dovuto incrociare

nel momento opportuno il suo sguardo. [...].

 

(Esercizi di etica, p. 29)

 

 

 

 

A distanza di qualche mese dalla lettura di E sia, pregevolissima raccolta di cui ho scritto qui, torno a occuparmi, con molto piacere, della poesia di Grazia Procino, in occasione dell’uscita della sua ultima opera, Di albe e di occasi, Macabor, 2021. Questo lavoro appare il coronamento di un percorso lirico sospeso tra la necessità di cantare un Sud intimo (che delle volte sembra un alter ego dei suoi abitanti), terra di radici profonde, di suoni, odori e sapori intensi, a un tempo vessata e adorata da tanti, e la “denuncia” civile. D’altronde, se come affermava il grande Mario Luzi «la poesia è sempre civile», dobbiamo ammettere che il confine – se mai esiste – tra pubblico e privato è davvero labile. Così, dalla Raccoglitrice di pomodori in una campagna pugliese («E sia», p. 23) alla Poesia civile di quest’ultima silloge, si può scorgere un filo rosso che lega il cammino della poetessa nel segno dell’impegno politico, intendendo questo nella sua accezione originaria, potremmo dire, aristotelica, come parte essenziale della natura dell’essere umano: «Mi dico “la bellezza è quella che resiste”, / guardando questo Paese schiaffeggiato da violenze / impudiche. [...]» (p. 37). Resistenza poetica, dunque. Ci piace pensare che, sulla scia dell’insegnamento de l’Attimo fuggente, l’arcinoto film che ha segnato almeno due generazioni, in cui il professor Keaton incantava i suoi allievi dicendo che «noi non scriviamo poesia perché è carino, ma perché apparteniamo alla razza umana...», possiamo cogliere dei frutti preziosi dalla poesia dell’autrice gioiese che, in alcuni frangenti, sembra un grido che scuote, che invita al risveglio della coscienza civile, spesso assopita o colpevolmente complice: «Da colonia dorica a terra colonizzata / da potenti approfittatori / (uno Stato che ha preferito i soldi alla salute) / cielo a chiazze / polveri rosse sulle auto in corsa / lacrime di bimbi sui volti / che non diventeranno grandi. [...]». (Taranto, p. 43). Ritengo di non fare azzardo affermando che nella poesia della Procino si possa cogliere l’eco di Scotellaro, Buttitta, Dolci, Pasolini. Chi dedica la propria vita alla cultura – Grazia Procino lo fa ogni giorno insegnando al Liceo, avendo cura dei suoi ragazzi, e componendo le sue opere – non può che ringraziare di aver incrociato l’impegno civile, e prima ancora umano, della poetessa: «Qui, respiri di pietre ferite / visi arsi di lavoratori della terra, / braccia di ulivi che devoti pregano il cielo. [...] Qui, tuttavia, / dalle ferite germogliano sogni». (Qui, al Sud, p. 44). In Di albe e di occasi si respira un’aria di riscatto, dove la rassegnazione non è contemplata; leggendo questi versi si ha l’impressione che la cifra della poetessa sia un inno agli «uomini che cadono» di nietzschiana memoria, uomini che sanno rialzarsi, che sanno rendere vittoria ogni sconfitta. Ciò che desta stupore, poi, è la musicalità terragna degli intrecci verbali, dei lemmi, delle soluzioni liriche, che porta alla mente, oltre i succitati poeti, i canti contadini e operai, la Malarazza dell’anonimo siciliano giunta alla notorietà con l’interpretazione di Domenico Modugno, i Canti delle mondine, le ballate di Giovanna Marini, le poesie in musica di Claudio Lolli: «Il fico ha radici nel tufo / resiste alla siccità / succhia dalla pietra l’acqua residua. / La gente che resiste al Sud si dà vita rubando / l’ingegno degli avi contadini [...]». (Il mio Sud si tocca con gli occhi, p. 51). Non è un caso, difatti, che diverse liriche della sua precedente raccolta E sia, siano state musicate dal gruppo C.F.F. e il Nomade Venerabile, lavoro che è disponibile in CD. Infine, aggiungo che dopo la lettura de Di albe e di occasi, ci sentiamo più consapevoli, forti, vivi. E sentiamo di amare il nostro Sud come non mai, perché attraverso l’amore per la nostra terra amiamo gli altri, soprattutto chi è in difficoltà e, udite udite, amiamo perfino noi stessi. 

Info: http://www.macaboreditore.it/home/index.php/libri/hikashop-menu-for-products-listing/product/133-di-albe-e-di-occasi

 

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